TERRE PIATTE
di Matteo Marchesini

Si è fatta fin troppa retorica, negli ultimi decenni, sull’identità padana e le sue bizzarrie. E la retorica, mentre le gonfia, riduce le figure a macchiette. Così si dimentica che nell’uomo della grande pianura può albergare una follia poco addomesticabile. Cheta o brutale, questa follia – sublimata quando è possibile in eccentricità – deriva forse in parte dal paesaggio. Esistono le vertigini delle alte vette, che tentano al precipizio; ma esiste anche la vertigine dell’orizzonte sconfinatamente piatto, che sembra non permettere fughe da sé se non, appunto, nella fantasticheria nebbiosa, canicolare, demoniaca.

Nella Bassa hanno le loro radici artisti spesso sedentari, cocciuti e bizzarri: pittori che ridipingono di continuo lo stesso monotono quadro, eppure ipnotizzano chi guarda con minime variazioni, con una segreta vibrazione nervosa. In un paesaggio come quello del ferrarese, o del bolognese e del modenese settentrionali, sembra darsi un solo rialzo naturale: gli argini dei fiumi. Argini oggi insufficienti come le golene, e bucherellati dalle nutrie.

Chi ha frequentato da bambino le sponde del Samoggia ne conosce bene la suggestione di rifugio o di trincea salgariana. Meglio ancora se accanto c’è una borgata coi tetti ad altezza d’argine e un emporio, una fila di pioppi; o almeno un fazzoletto di terra che un incrocio di strade – e magari un passaggio a livello con casa cantoniera – dividono dalla distesa di nuove bretelle stradali, di capannoni e bracci fiammanti di ruspe, di motel per coppie clandestine e trattorie coi neon anni Sessanta, di villette geometrili, caseifici trasformati in birrerie artigiane, zuccherifici abbandonati, stand di feste de l’Unità ora adibiti a sagre paesane, maceri e outlet.

Fabio Fantuzzi fotografa i luoghi in cui la monotonia e le asperità intorno alle acque s’incontrano e s’intrecciano. I fienili svuotati come per una carie. La terra rivoltata dalle stagioni. I pochi alberi enormi, epici. Il cemento e l’asfalto. La luce e il miraggio del buio. Sono foto giuste, perché il suo occhio è laico: non soccombe alla tentazione di stilizzare troppo.

Dico “laico”, e subito mi torna in mente un’altra laicità: quella con cui, a fine Novecento, gli ex mezzadri del Samoggia indossavano gli addobbi fiammanti del consumismo senza per questo cambiare in nulla le loro abitudini. Anziani in sella alla segatrice con un cappellino dei Lakers. Nonne da steppa russa a mungere all’alba con una felpa della Best Company. Galline starnazzanti di fronte a uno schermo colorato dagli studi di Domenica In.

Ecco perché, quando legge Faulkner e O’Connor, chi è cresciuto nella Bassa si sente a casa: quel miscuglio di tecnologia e antica aridità, quel caos triste di taniche o copertoni bruciati e di filari è anche il suo. E suoi sono la diffidenza maligna, il senso contadino della fatalità.

In assoluto, la grande pianura è sempre esotica e familiare a un tempo. Ma più familiare ancora – e a tutti – è divenuta dopo la fine della modernità. Cos’è infatti l’onda lunga del postmoderno, se non la scoperta che ogni traccia storica si allinea accanto all’altra senza più gerarchie?

Fabio Fantuzzi risponde di no. Nessuna enfatizzazione, in lui, delle “cose”. Qui dove il fiume scorre, la campagna e la periferia mantengono un volto umano che, nell’apparente immobilità, cambia di continuo. Il bianco e nero di queste foto lo coglie in modo frontale, appena ironico, senza nostalgia né denuncia. L’autore, semplicemente, prende atto del panorama tra industriale e agricolo, tra neorealistico e surreale: e così gli restituisce la sua forza muta, minimale e sconfinata.

Matteo Marchesini – Bio bibliografica
Matteo Marchesini (1979) è poeta, narratore e saggista.
Ha pubblicato il romanzo Atti mancati (Voland, 2013, Premio «Lo Straniero», finalista al Premio Strega), le raccolte di racconti False coscienze (Bompiani, 2017), Miti personali (Voland, 2021) e Iniziazioni (Elliot, 2024).
Tra i libri di critica: Da Pascoli a Busi (Quodlibet, 2014), Casa di carte (Il Saggiatore, 2019) e Diario di una cavia (Castelvecchi, 2023).
Come poeta ha dato alle stampe Marcia nuziale (Scheiwiller, 2009), Cronaca senza storia (Elliot, 2016) e Scherzi della natura (Valigie Rosse, 2022).
Con Guido Armellini, Adriano Colombo e Luigi Bosi ha scritto una storia della letteratura italiana per le scuole superiori edita da Zanichelli. Insieme ad Alfonso Berardinelli ha curato la prima antologia dei Saggisti italiani del Novecento (Quodlibet, 2025).
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